Data e luogo di nascita: Milano, 30 maggio 1807
Data e luogo di morte: Firenze, 21 gennaio 1869
Biografia:
Figlio di Filippo conte di Sartirana e marchese di Breme, (titoli concessi con regie patenti del 27 novembre 1772, + annegato attraversando il Ticino (1819, 25 ottobre, Manno), e di Marianna d’Hallot des Hayes (sp. in seconde nozze 18 settembre 1797, + a Torino a 33 anni il 13 agosto 1814, Manno).
Fu nominato dal re, duca di Sartirana (1867, 26 marzo motu proprio). Senatore del regno (nomina 8/12 1849) (Archivio storico del Senato della Repubblica). Socio onorario, poi direttore generale e presidente dell’Accademia Albertina di Torino (v.), presidente della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino (v.) fu “mecenate e artista, acquafortista geniale ornitologo ed entomologo; scrittore di monografie pubblicate a Parigi” (Manno). Sposò (a Balsamo, Milano, 28 maggio 1826) Maria Teresa Luisa Caterina dal Pozzo della Cisterna, (n. a Torino, S. Filippo, 4 maggio 1806, pres. a corte il 25 gennaio 1827, + nel 1848, Manno). Gran mastro di cerimonie e prefetto del palazzo di S. M. (1860) fu nominato Introduttore degli ambasciatori ed ebbe le seguenti cariche: membro del Consiglio della direzione generale dei teatri del Regno; socio onorario del museo Industriale Italiano di Torino; socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino dal 12 dicembre 1841; socio dell’Accademia d’Agricoltura di Torino dal 31 dicembre 1849; membro onorario della Società d’Agricoltura, Industria e Commercio di Torino dal 23 maggio 1865; vicepresidente dell’Accademia d’Agricoltura di Torino dal 1851 al 1852 e poi presidente dal 1858 al 1862. Ebbe numerose onorificenze: commendatore dell’ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro dal 12 marzo 1850; grande ufficiale dell’ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro dal 25 marzo 1858, gran cordone dell’ordine militare dei SS. Maurizio e Lazzaro dal 30 dicembre 1861; gran cordone dell’ordine della Corona d’Italia dal 22 aprile 1868; commendatore dell’ordine della Legion d’onore (Francia); grande ufficiale della Legion d’onore (Francia); gran croce dell’ordine di Cristo (Portogallo); gran croce dell’ordine di nostra Signora della Concezione (Portogallo); gran cordone dell’ordine di S. Stanislao (Russia); gran cordone dell’ordine di S. Otafs Norvegia (Svezia e Norvegia); gran croce dell’ordine del Nicham Iftikar (Tunisia), archivio Storico del Senato della Repubblica).
Nominato presidente della Società Entomologica di Francia, divenne membro di numerose società scientifiche europee. Catalogò le collezioni ornitologiche ed entomologiche raccolte in quindici anni di viaggi e ricerche, “delle quali dappoi fece dono al R. museo di Torino”, oggi Museo Regionale di Scienze Naturali (Senato della Repubblica, Atti parlamentari). Francesco Gonin nel 1834 tratteggiò un suo ritratto, a matita su velina, oggi alla Galleria d’Arte Moderna di Torino (Dalmasso 40), anche Luigi Crosio lasciò un’acquaforte con il suo ritratto, in età avanzata (Giubbini 167). Un imponente busto marmoreo, opera dello scultore Odoardo Tabacchi, è conservato all’Accademia Albertina. Trascorse l’adolescenza tra il Piemonte e la Lombardia. Nel 1832 alla esposizione dei prodotti dell’industria e degli oggetti di Belle Arti espose Cascata d’acqua (Biblioteca Italiana). Dal 1837 al 1848 soggiornò a Parigi per poi stabilirsi definitivamente a Torino nella villa Tesoriera e nel castello di Sartirana nel circondario di Mortara. Coltivò le scienze e l’arte, dedicandosi alla pittura e all’incisione. Diede impulso alla vita artistica torinese con illuminati contributi e concentrò nelle sue mani la politica artistica piemontese fino alla metà degli anni sessanta del XIX secolo. Nel ventennio 1849-69, fu l’esponente più rappresentativo del liberalismo riformatore in cui si identificò gran parte della politica culturale della destra storica (Giubbini 187). Nel 1851 come presidente e poi come presidente perpetuo, fino al 1866, della Società Promotrice di Belle Arti, succedendo a Cesare Della Chiesa di Benevello (v.), modificò lo statuto (1852-53); nel 1853 riprese la pubblicazione degli Album sospesa nel 1847 e istituì dal 1858 al 1865 il premio annuo di 1000 lire per opere di notevole valore artistico.
Nel 1855 Vittorio Emanuele II lo nominò direttore generale, e nel 1866 presidente dell’Accademia Albertina per «studiare e proporre radicali riforme e miglioramenti da introdursi nell’insegnamento e nelle discipline dell’Accademia, delegando ai disposti degli antichi regolamenti» (Biscarra in Stella, 162). Come presidente della Promotrice e direttore dell’Accademia, venne così a controllare l’intera attività artistica torinese e divenne fautore del loro riordino coadiuvato dal segretario perpetuo dell’Albertina il critico, giornalista e pittore Carlo Felice Biscarra (1823/1894). Eliminò «vecchi abusi» ruppe «i rigori gerarchici dell’insegnamento», garantì la «libertà intellettuale dei professori e degli allievi» (Stella 164) e rivoluzionò l’insegnamento delle discipline pittoriche chiamando Andrea Gastaldi e Gaetano Ferri alla 1° e 2° cattedra di pittura; Enrico Gamba (v.) nel 1860 all’insegnamento del Disegno di Figura e Vincenzo Vela alla cattedra di scultura: maestri che furono i protagonisti del rinnovamento artistico della pittura piemontese di metà Ottocento. Con analoghi intendimenti riformatori ebbe parte decisiva nel 1860 «nella ricostruzione della regia Accademia di Belle Arti a Milano» (v.) (Biscarra, L’Arte in Italia, gennaio, 22). Espose alla Promotrice con continuità dal 1846 al 1854. Fu ricordato alla Retrospettiva del 1892. Nel 1846 presentò alla Promotrice due pastelli: Veduta di Dieppe (Vallata d’Arque) e Tramonto del sole a riva d’un lago. Nel 1865 seguì il re di Firenze, dimettendosi dalla presidenza della Promotrice ma conservando la direzione dell’Albertina.
Nel 1867 fu eletto presidente del museo Nazionale medioevale di Firenze, a cui lasciò in legato la sua raccolta di ceramiche antiche. Nel 1865 il suo nome compare nell’elenco dei membri della Société des Aquafortistes di Parigi. Di Breme ebbe anche il merito di porre le basi per fondare a Torino, sul modello di quella di Parigi, la Società degli Acquafortisti; nel 1864 infatti fece stampare un Album Speciale della Promotrice del quale disegnò il frontespizio. L’album conteneva 8 incisioni omaggio per i soci, in gran parte nobili, imprenditori e ricchi borghesi che avevano contribuito finanziariamente alla costruzione del nuovo edificio espositivo della Promotrice (Giubbini 191). Le sue prime incisioni (La casina dei conti Cibrario in Usseglio; Un’ora tranquilla, 1863) rivelano un’educazione accademica, avvenuta alla scuola di Lauro; solo in seguito l’influenza di Fontanesi apparirà prevalente. Nel 1868 fece istituire all’Albertina un corso libero di incisione come «scuola d’esercitazione per l’acquaforte con assistenza di rinomato professore a corso libero» affidandolo ad Agostino Lauro. La concezione del paesaggio “fantastica e sostanzialmente scenografica” di matrice fontanesiana, promossa e divulgata dalle belle incisioni dello stesso Di Breme, fu apprezzata e seguita da molti aristocratici acquafortisti e “rappresentò un antidoto ad ogni forma di più avanzato verismo”. (Giubbini 188). Solo nel 1869 uscirà il periodico L’Acquaforte mentre nel 1874 verrà fondata la Società degli Acquafortisti. Inoltre Di Breme appoggiò Biscarra nell’impresa della pubblicazione de L’Arte in Italia e diede l’impulso alla creazione nel 1869 della cattedra di Paesaggio all’Accademia Albertina, cattedra che sarà affidata ad Antonio Fontanesi.
Bibliografia:
Manno A, Il patriziato subalpino, (1906), CD ed. Vivant, 2000; Libro della Nobiltà Italiana, già Libro d’oro della nobiltà italiana, Collegio Araldico, ed. IX, Roma, 1937-1939; Esposizione dei prodotti dell’industria e degli oggetti di Belle Arti dei Regi stati del Piemonte, in “Biblioteca italiana, o sia Giornale di letteratura, scienze ed arti”, volume 66, Milano, aprile-maggio-giugno 1832, 419; Elenco dei membri della Società Promotrice delle Belle Arti istituita in Torino l’anno 1843; Ibid. 1843, 39; Biscarra C.F, Regolamenti della Reale Accademia delle Belle Arti; Catalogo degli oggetti ammessi alla pubblica esposizione procurata dalla Società Promotrice delle Belle Arti in Torino, l’anno 1846, Torino, Tipografia Fr. Castellazzo, 1846, 16; Stella 162; Comanducci ed. IV, 1047 vol. II; Album Speciale della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino, 1864; Dragone-Conti 255 con regesto delle opere esposte; Mostra del centenario della Società Promotrice delle Belle Arti, 97; Giubbini 187-197, 193.8, 202,206; Castelnuovo-Rosci; Dalmasso F. Gaglia P. Poli F, L’Accademia Albertina di Torino, Torino 1982 40; Mola di Nomaglio G, Aymo Ferrero di Cocconato e “La Tesoriera” di Torino, in «Studi Piemontesi», vol. XIV (1985), II, 302-314, 1 tav. gen.; Maggio Serra (1993); Dragone P. (1895-1920), 13,23,50-51,53.59; AA.VV, Da Daumier alla scuola di Rivara, un percorso dell’arte nell’Europa del XIX secolo, Circolo degli Artisti di Torino, 2004, 37; Archivio Storico del Senato della Repubblica, (Atti parlamentari. Discussioni, 25 febbraio 1869); Bona F. Mola di Nomaglio G. Sandri Giachino R, (a cura di), Onore Colore Identità. Il Blasonario delle famiglie piemontesi e subalpine, Torino 2010; M. L. Reviglio Della Veneria, Recherche sui pittori di famiglia. Artisti della nobiltà tra XIX e XX secolo. Torino 2014; M. Pralormo, M. tomiato, L’acquerello in Piemonte dall’Ottocento ad oggi, Torino 2018, 69
Scheda a cura di: MLRdV