Data e luogo di nascita: Torino, 8 febbraio 1816
Data e luogo di morte: Torino, 15 marzo 1872
Biografia:
Quintogenito figlio del marchese Simone Gaetano (n. a Torino, S. Filippo, 28 ottobre 1776; + a Colcavagno, di 90 a. il 30 ottobre 1866, Inv. (1797, 10 aprile); giurò (1822); gentiluomo di camera, e di Maria Giuseppa (o Cristina?) d’Hallot des Hayes (n. a Torino, 15 novembre 1781; + 16 settembre 1847, MANNO).
Fratello di Elena (v.) anch’essa pittrice, fu destinato alla carriera militare, conseguì il grado di luogotenente nel reggimento Granatieri delle Guardie (MANNO). All’accademia militare (1825/1835) ebbe come maestri Boucheron, Ferdinando Bonsignore, Giuseppe Pietro Bagetti e Pietro Righini. Lasciò poi l’esercito nel 1838 “per darsi alla pittura” (MANNO). All’Esposizione triennale del Valentino del 1838, espose due Paesaggi (nn. 193, 209) e una scena di Costumi orientali (n. 210) dai timbri fantastico-romantici vicini a Massimo d’Azeglio (v.). Alla stessa esposizione parteciparono anche i fratelli Vittorio ed Elena (v.). Alla prima mostra della Società Promotrice delle Belle Arti (v.) del 1842 presentò Processione (n. 124), dove “un’immagine di ambientazione secentesca viene fantasticamente dissolta in una temperie nebbiosa” (CASTELNUOVO-ROSCI). Nel 1843 presentò Veduta di un lago (donato dall’A. alla Società per essere destinato in premio).
Nel 1843 nel Catalogo degli oggetti ammessi alla pubblica esposizione della Società Promotrice il suo nome figura tra i soci, e sempre nel 1843 Giovanni Prati nel Catalogo dell’Esposizione di Belle Arti, si rivolge a lui considerandolo il vero rappresentante degli artisti aristocratici e lo invita a perseverare sulla via dell’arte “piena di travagli e di gioie sublimi”. Nel 1844 presentò Una Sepoltura (n. 8), Il Menestrello (n. 9), Donna in giardino (n. 10), Riposo di una carovana di arabi (n. 11), Ritratto di uomo (n. 12); nel 1845 Paese d’invenzione (n. 13) e La Rocca di Brescia (n. 227); nel 1846 Testa di donna (n. 450), Campagna romana (nn. 451, 452), Paese (n. 453), Il lago di Garda (n. 461). Dall’agosto 1843 a giugno 1844 viaggiò in Italia e poi “con scopo artistico” in Germania, Svizzera e in Francia. Soggiornò a Parigi (v.) nel 1845 dedicandosi allo studio della pittura, suggestionato da Camille Corot e dalla scuola di Barbizon (v.). Continuò ad esporre alla Promotrice dal 1842 al 1847 quando presentò il grande quadro storico Il popolo che deve fondare Alessandria (n. 289) acquistato dal re Carlo Alberto per il palazzo reale di Torino; sempre nel 1847 presentò anche tre vedute: Veduta del castello di Chillon, Veduta presso Viù, Veduta del lago di Thun caratterizzate da “un sapore romantico con qualche libertà di tocco e un senso compositivo tutt’altro che trascurabile” (MALLÈ 1976).
Partecipò alla prima guerra d’indipendenza nel 1848 e fu ferito gravemente a Goito. Lasciò l’esercito (1° gennaio 1849) con il grado di capitano per dedicarsi alla pittura e allo studio e come dice MANNO per “seguire il suo genio per l’arte. Pubblicò un Trattato di prospettiva ed opuscoli di politica, come Le utopie liberali (Torino, 1848) ed altri di diversa natura, cospirando pure in segrete trame conosciute e favorite dal re Vittorio” (MANNO). Fu vice segretario e consigliere della Società Promotrice delle Belle Arti dal 1853 al 1860. Fece parte del comitato direttivo del museo civico di Torino (v.) dal 1867 al 1871. Venne eletto consigliere comunale e provinciale di Torino. Con numerosi interventi sugli Album della Promotrice, prese una posizione conservatrice rispetto alle nuove correnti artistiche scrivendo Impegno e libertà (1858); Massimo d’Azeglio e l’esposizione: Dialogo tra i vivi e i morti (1862) (DRAGONE P.). Fu critico nei confronti del neoclassicismo e duro verso il realismo. Ricercò l’equidistanza tra bello ideale e osservazione della realtà condividendo i canoni estetici di Paul Delaroche, Horace Vernet e dell’Académie des Beaux Arts di Parigi (v.). Fu assertore del tema storico e del suo valore etico come exemplum virtutis, soprattutto per i dipinti collocati nei musei. Presentò quattro lavori alla Promotrice del 1861: Il castagneto di Evian (n. 380), I fiori delle Alpi (n. 48), Rovine di Portovenere (n. 272), il Romito (n. 391). Questa fu l’ultima esposizione alla quale partecipò perché afflitto da una grave malattia agli occhi che non gli permise più di lavorare. Fu ricordato alla Retrospettiva del 1892. Giacinto Corsi di Bosnasco (v.), allievo prediletto, donò alla galleria civica di Torino (v.) ben sei opere del maestro. Alla sua morte nel 1872 Luigi Rocca gli dedicò un partecipato necrologio sulle pagine de L’Arte in Italia. È raffigurato anche in un busto in gesso attribuito al Simonetta, in collezione privata.
Bibliografia:
Catalogo dei prodotti, Torino 1838, nn. 183,209,210; Elenco dei membri della Società Promotrice delle Belle Arti istituita in Torino l’anno 1842; Catalogo degli oggetti ammessi alla pubblica esposizione procurata dalla Società Promotrice delle Belle Arti in Torino, l’anno 1843, Torino, Pietro Marietti, 1843 32; Catalogo degli oggetti d’arte ammessi alla pubblica esposizione procurata dalla Società Promotrice delle Belle Arti in Torino, l’anno 1847, Torino, Tipografia Fr. Castellazzo, 1847 6,33: E. BALBIANO, in Album, Torino, 1858, 7-19; Catalogo degli oggetti d’arte ammessi alla pubblica esposizione procurata dalla Società Promotrice delle Belle Arti in Torino, l’anno 1847, Torino, Tipografia Fr. Castellazzo, 1847, 6; E. BALBIANO, in Album, Torino, 1859, 39-43; E. BALBIANO, in Album, Torino, 1862, 62-87; L. ROCCA, Necrologio in “L’Arte in Italia”, vol. IV, 1872, 46; STELLA 117/120,647,650,665; MANNO A, Il patriziato subalpino, (1906), CD ed. Vivant, 2000; IBIDEM, 1906, vol.I, p.147; SOLDATI M, 1927, 90; COMANDUCCI (1934) 31; DRAGONE-CONTI 43, 241 con regesto delle opere esposte alla Promotrice; Libro della Nobiltà Italiana, già Libro d’oro della nobiltà italiana, Collegio Araldico, ed. IX, Roma, 1937-1939; Mostra del centenario della Società Promotrice delle Belle Arti, 93; MALLÉ (1976) 49; CASTELNUOVO-ROSCI schede nn. 577/579, 1396; MAGGIO SERRA (1977) biografia, n.38; MAGGIO SERRA R, 1979, II, 13; MARINI (1995) 48, (2007) 64/66; BELLINI 23, III vol. (2009) 380; DRAGONE P. voce biografica in vol. II, 2003 139; DRAGONE P. (1800-1830) 2002 94; Da Daumier alla scuola di Rivara, un percorso dell’arte nell’Europa del XIX secolo, Circolo degli Artisti di Torino, 2004; Libro Mastro della famiglia Balbiano di Colcavagno, XIX secolo. coll. priv. Torino; M. L. Reviglio Della Veneria, Recherche sui pittori di famiglia. Artisti della nobiltà tra XIX e XX secolo. Torino 2014; M. Pralormo, M. Tomiato, L’acquerello in Piemonte dall’Ottocento ad oggi, Torino 2018, 69.
Fonte: Consolata Sardi Giugni
Scheda a cura di: MLRdV