Data e luogo di nascita: Torino, 26 marzo 1823

Data e luogo di morte: Torino, 20 luglio 1894

Biografia:
Pittore italiano. All’Accademia Albertina di Torino fu allievo di Boucheron, Viani e del padre Giovanni Battista. Pensionato della regina Maria Cristina, fece un viaggio di istruzione a Firenze e a Roma dove si trattenne fino al 1848. Dal 1843 cominciò ad esporre alla Società Promotrice di Belle Arti di Torino e nel 1850 ottenne il suo primo grande successo col quadro Cola di Rienzo che arringa il popolo romano, che venne acquistato da Vittorio Emanuele II. Nello stesso anno andò in Belgio, a Londra, a Parigi, dove studiò per un anno con il pittore A. Scheffer. Dal 1853 iniziò la sua partecipazione come critico agli Albums della Società Promotrice, continuando fino agli ultimi anni di vita. Fu una delle figure più rappresentative del mondo artistico torinese, in particolare fu tra i promotori del Circolo degli Artisti di Torino; rinnovatore, con il marchese Di Breme, dell’Accademia Albertina. Nominato Segretario Perpetuo nel 1860, su proposta di Massimo d’Azeglio, le diede una nuova e più moderna struttura artistica, reggendone le sorti per circa trenta anni. In particolare diede l’avvio a nuovi corsi tecnici delle arti decorative e applicate all’interno dell’Accademia Albertina. riprendendo le opinioni di Camillo Boito e di Pietro Selvatico, che consideravano il disegno più universale e più popolare del linguaggio parlato e un mezzo di comunicazione particolare. Auspicò così l’applicazione del disegno all’industria intendendo promuovere la rinascita dell’artigianato e delle arti “minori” del Rinascimento (oreficeria, ceramica, tarsie in legno, stucchi, ecc.).
Oltre a dedicarsi a studi di storia dell’arte e alla critica militante sugli Album della Promotrice e su varie testate giornalistiche, dal 1869 al 1873, fondò e diresse con Luigi Rocca L’Arte in Italia, la bella rivista edita dall’editore Pomba e di capitale importanza per aver riproposto al pubblico l’acquaforte originale. Nello stesso 1869 partecipò alla fondazione della Società “L’Acquaforte”: sue opere figurano nelle pubblicazioni del 1870 e del 1871. Nel 1870 partecipò come segretario al Congresso artistico di Parma e, di nuovo, a Milano nel 1872. Nel 1872 tradusse il Corso pratico di disegno lineare per artisti ed industriali di G. Schreiber. Nel 1873 pubblicò una Relaz. storica intorno alla Regia Accademia Albertina di Belle Arti in Torino; dal 1875 al 1878 diresse la pubblicazione, e scrisse parte dei testi, dell’opera I capolavori della R. Pinac. di Torino. Nel 1883, come membro della Commissione governativa conservatrice dei monumenti, diresse una campagna fotografica sulle antichità della provincia di Torino: da anni infatti andava occupandosi di archeologia e fin dal 1876 era socio perpetuo della Società archeologica di belle arti. Si interessò inoltre di restauro (Restauri dell’antica basilica di S. Francesco in Assisi e nel 1884 fu segretario della Commissione d’arte contemporanea per la Esposizione nazionale.
Fu socio della Società degli Acquafortisti dal 1874. Appoggiò con slancio ogni innovazione artistica, e nei suoi interventi critici si oppose nettamente alla pittura neoclassica e purista facendosi paladino del nuovo naturalismo romantico (Le pastorelle emigranti dipinto a olio di Gaetano Ferri di Nizza, in Soc. Promotrice delle belle arti in Torino. Album…, Torino 1853, pp. 19 s.). Trattò soggetti storici e temi agiografici, convinto della loro funzione ducativa e nel 1857 espose alla Società promotrice La giovinezza del conte di Carmagnola (opera riprodotta nell’Album dell’Esposizione dello stesso anno). Fu anche un abile incisore e in tarda età si dedicò al paesaggio con una colta e attenta maniera venata da un’aura romantica. Sostenne infatti la pittura di paesaggio (Paesisti, in Soc. promotrice delle belle arti in Torino, Album…, Torino 1860, pp. 66-76). Tra i suoi quadri più noti: La vecchia strada del Cenisio (1873), acquistato da Vittorio Emanuele II; Capo Noli (1875); La pesca ai polipi nel golfo di S. Margherita Ligure (1877) nei quali si nota un avvicinamneto alla scuola di Massimo d’Azeglio – sul quale pubblicò una monografia nel 1867. Non rimanse tuttavia insensibile alla pittura di Carlo Pittara e della scuola di Rivara. Espose con continuità alle mostre della Promotrice di Torino: Otello e Desdemona (1861). Negli anni sessanta espose a Firenze, Milano, Genova e nel 1873 a Vienna Francesco I Re di Francia riceve la saliera d’oro dal Cellini. Fra i suoi allievi si annoverano Vincenzo Lotti e Paolo Emilio Morgari senior.
Nel 1891 Giacomo Grosso fece un bellissimo Ritratto di Carlo Felice Biscarra, alla Galleria d’Arte Moderna di Torino.

Bibliografia:
STELLA 211;
JUGLARIS, Memorie storiche, III (1884);
COMANDUCCI (1934) 62;
MALLÈ (1976) 50;
Grande Dizionario Enciclopedico, UTET, Torino 1933, vol. II 358;
BERNARDI M., Ottocento piemontese, Torino 1946;
SERVOLINI L., Dizionario illustratori incisori italiani moderni e contemporanei, Milano 1955;
MALLÈ L., I dipinti della Galleria d’Arte moderna, catalogo, Torino 1967;
Dizionario Enciclopedico Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani dall’XI al XX secolo, Torino 1972;
AA.VV. La Pittura in Italia, L’ottocento, Electa, Milano 1991;
MARINI G.L., 66 documenti pittorici del secondo Ottocento e del primo Novecento, Il Prisma 1996;
BELLINI 41;
DRAGONE P., (1895-1920) , 212;
MARINI (2007) 120;
PRALORMO M., TOMIATO M., L’acquerello in Piemonte dall’Ottocento ad oggi, Torino 2018.

Scheda a cura di: MLRdV